Giovedì santo e la macchina delle Quarantore di Santa Maria dell’orto in Trastevere: Antiche testimonianze di fede nella Roma moderna

articolo di Giorgio Chiantini. santa-maria-dell-orto-8
Il giovedì santo,  si rivive ancora oggi un antico rito di devozione nel quartiere di Trastevere, più precisamente presso la chiesa di Santa Maria dell’orto, dove dopo la messa in Coena Dominiche ricorda le ultime vicende umane di Cristo, si dà vita alla così  detta “macchina delle Quarantore” in ricordo del tempo trascorso, dall’uomo della croce nel sepolcro in attesa della risurrezione.
Questo antico rito si colloca nella tradizione dei “Sepolcri”, che rivivono negli  altari detti “della reposizione”
allestiti dopo la celebrazione della messa del giovedì santo, con fiori e luci nel ricordo del sepolcro che ospitò il corpo di Gesù, custodendo nel tabernacolo le ostie eucaristiche fino alla celebrazione della Pasqua.
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Nella Quaresima dell’anno 1177 il Pontefice, recatosi a Venezia ad un convegno con l’imperatore Barbarossa, ricevette la visita dell’Arcivescovo di quella città, accompagnato da alcuni fedeli i quali gli chiesero di voler arricchire di indulgenze il devoto esercizio che essi intendevano compiere pregando per quaranta ore davanti al SS. Sacramento chiuso in un tabernacolo dalla sera del Giovedì al mezzogiorno del Sabato Santo
Il Pontefice acconsentì alla richiesta, permettendo che in tale circostanza il SS.mo Sacramento venisse esposto alla vista del popolo contro la consuetudine universale mantenuta fino ad allora, per la quale la sacra Ostia, anche nelle adorazioni solenni, non veniva mai esposta alla vista dei fedeli; consuetudine di cui rimane la testimonianza nella esposizione solenne del Giovedì Santo, comunemente chiamata “Il Sepolcro”.
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Nel XIII secolo a questa pratica religiosa si dava il nome di Oratio quadraginta horarum e rientrava nell’uso di esporre il SS. Sacramento all’adorazione dei fedeli per quaranta ore; dall’indagine storica si rilevano due forme di esposizione delle Quarantore (ostia consacrata): un turno annuale ininterrotto d’adorazione di chiesa in chiesa ed una forma sporadica, legata solo ad alcuni momenti particolari dell’anno, tra i quali vi era proprio l’inizio della Settimana Santa, legato tradizionalmente al precetto pasquale annuale a cui si riferisce anche quella in uso nella chiesa trasteverina.
Diverse erano le forme di rappresentare l’esposizione, da quelle scarne ed essenziali dei Cappuccini, a quelle più impegnative ed evidenti dei Gesuiti, i quali usavano esibire sfarzose “macchine”, ovvero supporti costruiti appositamente con forme e significati precisi. 

Da Luigi Huetter apprendiamo che “…nell’Ottocento primeggia la “Macchina” di S. Maria dell’Orto in Trastevere; gentile trionfo di girali frondosi e fioriti i quali salgono gradatamente spingendo le loro volute severe sopra il solenne altar maggiore”. La “Macchina” veniva affettuosamente ed orgogliosamente montata dai “fratelli” facenti parte dell’omonima Arciconfraternita istituita da papa Alessandro VI nel 1492 . Ancora oggi la cerimonia si svolge la sera del “Giovedì Santo”, con l’accensione di 213 candele che danno al luogo sacro una suggestione indimenticabile nel chiaroscuro degli innumerevoli stucchi settecenteschi e nello scintillio di tutti gli ori tremolanti alla luce dei ceri.
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La “macchina delle Quarantore” ha struttura ottocentesca (su disegno però seicentesco, a motivi  floreali) di legno intagliato e dorato, e rende ancora oggi viva, forse l’ultima manifestazione del genere allestita in Italia, grazie ai “fratelli” che tengono accesa la tradizione seicentesca l’ultima, si dice, che sia rimasta in vita conservando la propria originaria integrità. 

L’archivista Nino Becchetti scrive “… Superbo ed artistico lavoro di intaglio in legno dovuto allo scalpello di maestro Luigi Clementi che lo costruì nell’anno 1848 ‘tanto nell’intaglio quanto nel disegno ‘ e che comportò, all’Arciconfraternita di Maria SS. Dell’Orto, la spesa di ‘500 scudi più altri 50 per l’indoratura in oro zecchino’ “.

LA CHIESA
La costruzione della Chiesa venne ultimata nel 1566/67 con l'opera del Vignola e di Guidetto Guidetti. Sono errate le attribuzioni a Michelangelo o a Giulio Romano, come pure quella che assegna la facciata a Martino Longhi il Vecchio ormai, dal Giovannoni, rivendicata al Vignola medesimo e compiuta da Francesco Capriani da Volterra, detto "il Volterra". 

L'interno della Chiesa, a tre navate divise da pilastri, è ricco di pitture e marmi, ma la sua peculiare caratteristica è la profusione di stucchi bianchi e dorati che ornano le volte, la crociera e l'abside. Nonostante negli stucchi si riscontri una certa pesantezza plastica, l'insieme risulta gentile e delicato e quasi non se n'avverte la diffusione in tutti gli angoli disponibili. Soltanto all'esame del particolare si nota, soprattutto nella volta dell'abside, che lo stucco ha sommerso le pitture relegandole, esteticamente, in un ruolo di secondo piano. 

Le cappelle della navata di destra - al cui inizio è il sogno di San Giuseppe (1706) - sono rispettivamente così dedicate:

Maria Annunciata all'Angelo di F. Zuccari (1528-1566) 
Annunciazione (Università dei Mercanti e dei sensali di Ripa e Ripetta)

Altare: 
Maria annunciata all'Angelo, di F. Zuccari (1528-1566), opera documentata (1561) restaurata nel 1998. 
Pareti:
S. Gabriele Arcangelo, di (1875) di V. Monti, e S. Giuseppe di Giovanni Capresi ( 1878 ). 
S. Caterina d'Alessandria (Università dei Vermicellari, artigiani e commercianti di paste alimentari)
Altare: 
Sposalizio mistico della Santa, di F. Zucchetti (1711). 
Pareti: 
S. Paolo e S. Pietro, affresco di anonimo del sec. XVII. Restauri 1970 - 71 
Ss. Giacomo, Bartolomeo e Vittoria (Università dei Vignaioli)
Altare: 
Vergine col Bambino e Santi, di G. Baglione (1571-1644). 
Pareti: 
Martirio d'un santo diacono e martirio di S. Andrea Apostolo, affreschi del Baglione.

Le volticelle innanzi a ciascuna cappella vennero affrescate, con la Gloria dei rispettivi titolari, dalla scuola del Garzi (1706).

Cappella del transetto, del SS. Crocefisso (Università dei Pollaroli). Sottarco: Resurrezione, affresco di G. Calandrucci (1646-1707). Pareti: Storie della Passione, affreschi di N. Trometta da Pesaro (1550-1622). Sulla porta in fondo alla nave: Discesa dello Spirito Santo affresco di A. Procaccini (1704).

Altar maggiore, disegno di Giacomo della Porta. Vi si venera l'immagine di S. Maria dell'Orto risalente ai primi del Quattrocento. La sacra icona fu distaccata con tutta la porzione muraria dal suo sito originario e collocata prima al centro della chiesa, dove viene ricordata da una epigrafe, e nel 1556 sull’altare maggiore, ma fu solo nel 1860 che essa venne traslata sulla tela ovale di circa cm. 120x140 custodita nella nicchia absidale.

Abside - Affreschi di Taddeo e F. Zuccari, del Baglione e di C. Torelli raffiguranti storie della Vergine. Vetrata policroma con monogramma mariano formato da frutti (sec. XVIII). Nella volta del transetto laConcezione, affresco d'ignoto (1706). Sulla porta in fondo alla navata sinistra: Incontro di S. Anna con S. Gioacchino, affresco di A. Procaccini (1704).

Cappella del transetto, di S. Francesco d'Assisi (Università dei Padroni Molinari) - Altare: statua del Santo (sec. XVII). Sottarco: Gloria del medesimo, affresco di M. Garzi (1721). Pareti e pilastri:Storie del Serafico, affreschi di Niccolò Martinelli detto il Trometta.

Le cappelle della navata sinistra sono, a partire dalla crociera, dedicate rispettivamente ai: Ss. Carlo Borromeo, Ambrogio e Bernardino da Siena (Università degli Scarpinelli, Ciabattini) Altare: Vergine col Bambino e Santi del Baglione (1640 -41.- opera firmata e datata). Pareti: scene della vita dei Santi Ambrogio e Carlo sempre del Baglione.

S. Giovanni Battista (Università dei Compagni e Giovani dei Pizzicaroli) - Architettura di G. Valvassori (1750). Altare: Battesimo di Gesù, del Giaquinto (1750). Pareti: Predica e decollazione del Precursore, di G. Ranucci (1779). Restauri 1970 - 71

S. Sebastiano (Università degli Ortolani) - Altare: il Santo curato dagli angeli, di G. Baglione (1624). Opera firmata e datata. Pareti: S. Antonio da Padova e S. Bonaventura sempre delBaglione. Restauri 1970 - 71
Sulla porta d'ingresso della navata: Adorazione dei pastori, affreschi della scuola del Garzi, a sinistra acquasantiera, pregevole lavoro dei marmorari romani, fine XV secolo.

L'organo monumentale, dello scorcio del XVIII secolo è dovuto alla munificenza dei Molinari, con sculture in legno dorato, immagini della Madonna dell'Orto e specchi della cantoria con molini sul Tevere.

Nel mezzo della volta della navata centrale, affresco di G. Calandrucci: l'Assunzione di Maria Vergine (c.1707).

Alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso, una serie di sconsiderati interventi realizzati nelle vicinanze della chiesa finirono per alterare gravemente il solido assetto statico originario della costruzione, fino a determinare dei dissesti tali da mettere in forse la sua stessa sopravvivenza. In particolare, lo sbancamento lungo gran parte del perimetro esterno della costruzione per l’ampliamento del retrostante fabbricato della Direzione dei Monopoli di Stato determinò una serie di lesioni e dissesti che investirono tutta la chiesa, dalle strutture murarie fino alle volte ed al ricco apparato decorativo.

L’Arciconfraternita - proprietaria del sacro edificio ma spogliata del proprio consistente patrimonio in seguito alle confische governative succedute dopo il 1870 - per risolvere questi gravi ed urgenti problemi si rivolse al Ministero per i Beni Culturali che, con propri finanziamenti e attraverso la Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici di Roma, a partire dal 1984 attuò una serie di interventi di consolidamento e restauro che hanno scongiurato i rischi più gravi per il monumento ed anche in parte restituito alla chiesa la sua fulgida immagine originaria. I lavori realizzati - oltre che letteralmente salvare da distruzione certa l’intero fabbricato - hanno anche permesso la riapertura della chiesa al culto, oltre che ai numerosi visitatori e turisti.

Attualmente, però, con l’interruzione dei finanziamenti verificatasi dopo l’ultimo lotto di lavori, realizzati nel 1999 grazie ai fondi del Giubileo 2000, è ancora necessario completare l’opera già avviata per il recupero totale della chiesa.

Per informazioni sulle visite guidate della chiesa si prega rivolgersi al Sig. Enrico Pucci Vice Camerlengo della Venerabile Arciconfraternita di Santa Maria dell'Orto. Cell.: 3393801318.